Neve: gli ultimi dati da S3M

Gli ultimi dati (aggiornati al 15 febbraio 2023) confermano il persistere di una condizione di deficit a risorsa idrica nivale a livello nazionale (-45%), con picchi nella zona alpina (-53%) e in particolare nel bacino del Po (-61%)

Come abbiamo avuto modo di ricordare sul nostro sito (qui e qui), la situazione in Italia, per quanto riguarda la scarsità di neve, è tutt’altro che buona. Le ridotte precipitazioni, unite a temperature invernali miti che hanno anticipato la fusione della neve sui monti, hanno infatti portato a un deficit significativo – e, in prospettiva, anche grave, perché è proprio l’acqua contenuta nella neve a fornire l’approvvigionamento idrico per i mesi primaverili ed estivi. In altre parole, la scarsità di neve di questo inverno 2022-23 rischia di aggravare la siccità che ha già interessato la penisola lo scorso anno.

Posta l’importanza di questo tema, dunque, ci teniamo a proseguire l’aggiornamento, riportando i più recenti dati disponibili sulla precipitazione nevosa e lo Snow Water Equivalent (o equivalente idrico nivale), un parametro che rappresenta, in sostanza, l’acqua contenuta nella neve.

I dati sono raccolti da Fondazione CIMA con il modello S3M, unito allo strumento IT-SNOW (che consente una rianalisi delle condizioni d’innevamento a livello nazionale), integrando le misurazioni provenienti dai sensori a terra con le informazioni provenienti dai satelliti. Al 15 febbraio, il deficit di neve a livello nazionale si attesta intorno al 45%: nonostante le nevicate alla fine di febbraio, quindi, la situazione risulta peggiorata rispetto a fine gennaio, anche a causa delle temperature via via più miti.

In particolare, segnaliamo che il deficit dell’equivalente idrico nivale sulle Alpi (che rappresentano la riserva idrica più importante del Paese, dal momento che approvvigionano il bacino del Po) risulta del -53% rispetto alla media degli ultimi dieci anni; rimane quindi più o meno stabile rispetto al nostro ultimo aggiornamento e comparabile a quello dello scorso inverno.

SWE Alps FEB
Figura 1: andamento dell’equivalente idrico nivale alpino. La linea rossa rappresenta l’equivalente idrico nivale per la stagione in corso, totale su tutte le alpi italiane. La linea tratteggiata rappresenta l’equivalente idrico nivale totale per la scorsa stagione, mentre la linea nera e la banda grigia rappresentano, rispettivamente, la media sul periodo storico e la variabilità interannuale
SWE Po FEB
Figura 2: andamento dell’equivalente idrico nivale del fiume Po. La linea rossa rappresenta l’equivalente idrico nivale per la stagione in corso. La linea tratteggiata rappresenta l’equivalente idrico nivale totale per la scorsa stagione, mentre la linea nera e la banda grigia rappresentano, rispettivamente, la media sul periodo storico e la variabilità interannuale
SWE Adige FEB
Figura 3: andamento dell’equivalente idrico nivale del fiume Adige. La linea rossa rappresenta l’equivalente idrico nivale per la stagione in corso. La linea tratteggiata rappresenta l’equivalente idrico nivale totale per la scorsa stagione, mentre la linea nera e la banda grigia rappresentano, rispettivamente, la media sul periodo storico e la variabilità interannuale

Per quanto riguarda gli Appennini, è importante segnalare che la neve è già (e nuovamente) in fusione, a causa dell’innalzamento delle temperature. Si tratta comunque di una dinamica tipica di queste zone, nelle quali le intense nevicate, soprattutto nel tardo inverno, lasciano rapidamente il posto a rapide fusioni del manto nevoso alle quote medio-basse.

SWE Tevere FEB
Figura 4: andamento dell’equivalente idrico nivale del fiume Tevere. La linea rossa rappresenta l’equivalente idrico nivale per la stagione in corso. La linea tratteggiata rappresenta l’equivalente idrico nivale totale per la scorsa stagione, mentre la linea nera e la banda grigia rappresentano, rispettivamente, la media sul periodo storico e la variabilità interannuale

Dal punto di vista storico, rimane circa un mese per l’accumulo di neve, dato che il picco di accumulo in Italia si verifica attorno al 4 marzo. Pubblicheremo un’altra valutazione dopo il giorno del picco di accumulo.

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