Neve in Italia: l’aggiornamento della situazione

Abbiamo di recente parlato della scarsità di precipitazione in forma di neve che ha caratterizzato gli ultimi mesi (ma anche l’inverno del 2021-22). L’ultima settimana ha però portato con sé anche un po’ di nevicate: andiamo a vedere allora qual è la situazione attuale

Poca neve, per il secondo anno di seguito: questo scrivevamo qualche settimana fa, spiegando come questi mesi siano stati caratterizzati da una scarsità di precipitazione in forma di neve piuttosto preoccupante, non solo per il turismo invernale, ma anche se si considera l’importanza della neve come scorta d’acqua per la primavera e l’estate quando, fondendo, garantisce l’approvvigionamento di risorsa idrica nei mesi in cui è più necessaria.

Gli ultimi giorni, tuttavia, sembrano aver cambiato un po’ la situazione. Ha nevicato un po’ su tutto il territorio italiano, dalle Alpi agli Appennini. Queste nevicate sono state sufficienti a ripristinare le nostre scorte di neve (e dunque acqua)? La risposta è: non proprio, anche se possiamo contare su qualche elemento positivo.

«La considerazione da cui dobbiamo partire è che l’accumulo di neve in inverno dev’essere visto come una maratona, e non come una 100 metri: la neve, infatti, deve aver modo di accumularsi nel corso dei mesi, e difficilmente poche nevicate intense e concentrate nel tempo riescono a colmare i deficit che si sono accumulati», spiega Francesco Avanzi, ricercatore dell’ambito Idrologia e Idraulica di Fondazione CIMA. «I nostri dati, infatti, evidenziano ancora un deficit del 35% rispetto agli ultimi dieci anni a scala nazionale – con una differenza di appena il +12% rispetto allo scorso anno, caratterizzato da una situazione molto siccitosa e della quale gli effetti si sono visti anche in estate».

Update Neve 1 Italia
Figura 1. andamento dello Snow Water Equivalent (equivalente idrico nivale, l’acqua contenuta nella neve) nazionale. La linea rossa rappresenta lo stock idrico nivale per la stagione in corso, totale su tutto il territorio nazionale. La linea tratteggiata rappresenta lo stock idrico nivale totale per la scorsa stagione, mentre la linea nera e la banda grigia rappresentano, rispettivamente, la media sul periodo storico e la variabilità interannuale

Parte della spiegazione va ricercata nel fatto che la precipitazione nevosa è iniziata in ritardo rispetto alla media, complice anche un autunno particolarmente mite; inoltre, le temperature si sono rialzate di nuovo in modo anomalo tra fine dicembre e inizio gennaio, facendo sì che la neve iniziasse a fondere in anticipo.

«Qualche dato positivo, però, lo possiamo segnalare. Innanzitutto, dopo le ultime nevicate, la neve ha smesso di fondere e ha iniziato ad accumularsi», spiega Avanzi. «A ciò si aggiunge che, almeno per alcune regioni, si registra finalmente un aumento significativo di neve per questo periodo rispetto all’ultimo decennio: è il caso dell’Abruzzo (+48%) e della Toscana (+69%). Ancora migliore sembra essere la situazione dell’Emilia-Romagna».

Update Neve 2 Abruzzo
Figura 2: andamento dello Snow Water Equivalent abruzzese. La linea rossa rappresenta lo stock idrico nivale per la stagione in corso. La linea tratteggiata rappresenta lo stock idrico nivale totale per la scorsa stagione, mentre la linea nera e la banda grigia rappresentano, rispettivamente, la media sul periodo storico e la variabilità interannuale
Update Neve 3 Toscana
Figura 3: andamento dello Snow Water Equivalent toscano. La linea rossa rappresenta lo stock idrico nivale per la stagione in corso. La linea tratteggiata rappresenta lo stock idrico nivale totale per la scorsa stagione, mentre la linea nera e la banda grigia rappresentano, rispettivamente, la media sul periodo storico e la variabilità interannuale
Upadate Neve 4 EmiliaRomagna
Figura 4: andamento dello Snow Water Equivalent emiliano-romagnolo. La linea rossa rappresenta lo stock idrico nivale per la stagione in corso. La linea tratteggiata rappresenta lo stock idrico nivale totale per la scorsa stagione, mentre la linea nera e la banda grigia rappresentano, rispettivamente, la media sul periodo storico e la variabilità interannuale. 

Purtroppo, questo non basta a colmare il deficit nazionale dato che, soprattutto sulle Alpi, la neve rimane ancora solo la metà circa di quella degli ultimi dieci anni. Si tratta di un problema significativo, perché proprio la neve alpina rappresenta il 90% della risorsa idrica nivale italiana, cioè le Alpi contribuiscono a fornire acqua da neve ben più degli Appennini. In altre parole, il deficit nazionale è determinato più dalle condizioni di innevamento dell’Italia settentrionale che di quella centro-meridionale. Inoltre, come avevamo ricordato in precedenza, proprio dalle Alpi proviene l’acqua che alimenta il bacino del Po, il più importante della nostra penisola. «In un recente lavoro, abbiamo stimato che la neve può rappresentare fino al 60% o più dell’acqua che scorre annualmente nei fiumi italiani (per esempio il Po)», spiega infatti Avanzi. 

Upadate Neve 5 Alpi
Figura 5: andamento dello Snow Water Equivalent alpino. La linea rossa rappresenta lo stock idrico nivale per la stagione in corso, totale su tutte le alpi italiane. La linea tratteggiata rappresenta lo stock idrico nivale totale per la scorsa stagione, mentre la linea nera e la banda grigia rappresentano, rispettivamente, la media sul periodo storico e la variabilità interannuale

«In conclusione, dunque, si conferma la presenza di un deficit di neve in Italia. Certo, le condizioni di freddo e le precipitazioni di questi ultimi giorni hanno contribuito a colmarlo, ma solo in piccola parte: è necessario che perdurino nel tempo per azzerarlo, riportando la neve ai livelli degli ultimi dieci anni», conclude Avanzi. 

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