In questo scenario, gli incendi boschivi hanno rappresentato un ulteriore tassello del mosaico. L’estate 2025 è stata segnata da condizioni meteorologiche particolarmente favorevoli all’innesco e alla propagazione dei roghi: alte temperature, siccità prolungata e venti intensi hanno colpito non solo l’Italia, ma l’intero bacino mediterraneo.
In particolare, le anomalie di temperatura del mese di giugno hanno generato una pari anomalia nell’anticipo della stagione incendi rispetto alla media degli ultimi 20 anni, portando ad un elevato numero di incendi, in particolare nelle regioni del centro sud e nelle isole maggiori.

Tuttavia, sebbene condizioni meteorologiche tipiche di luglio si siano verificate con un mese di anticipo, non si sono registrati incendi particolarmente rilevanti in termini di superficie percorsa dal fuoco. Ciò è probabilmente dovuto alla minore suscettibilità al fuoco della vegetazione fine, abbondante grazie alle precipitazioni dei mesi precedenti ma non ancora completamente senescente.

Le anomalie di giugno hanno però anticipato le condizioni di stress della vegetazione che hanno portato nel mese di luglio ad un’area percorda dal fuoco complessiva superiore alla media storica ma comunque di molto inferiore rispetto ai valori registrati nella stagione estiva del 2021 e ai massimi storici. Nonostante le anomalie di temperatura abbiano interessato in particolare le regioni del nord, le regioni più interessate dagli incendi sono state quelle meridionali.
Le elevate temperature registrate al nord sono quasi sempre state associate ad elevati valori di umidità relativa dell’aria che hanno ulteriormente aggravato gli impatti dell’ondata di calore sulla salute umana ma hanno mantenuto l’umidità dei combustibili su valori piuttosto elevati rendendoli meno suscettibili all’innesco e alla propagazione del fuoco. Cosa che non è successa nelle regioni del sud.
In Calabria, la Sala Operativa Regionale ha registrato 651 incendi, in calo rispetto ai 715 del 2024, e molto inferiori rispetto al 2021, quando erano stati 1.409, grazie al costante impegno nel monitoraggio intrapreso negli ultimi anni con l’utilizzo di mezzi UAV. Tuttavia, la superficie complessiva percorsa dal fuoco è aumentata, passando dai 4.700 ettari del 2024 ai 5.000 del 2025. Questo a causa di condizioni meteorologiche estreme che hanno interessato principalmente Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia. Tali condizioni sono riconducibili a venti forti estremamente secchi che nell’ultima settimana di luglio hanno portato l’umidità dei combustibili su valori prossimi allo zero; venti che hanno raggiunto i 20 m/s in condizioni di umidità relativa sotto il 10%.1

Nonostante questo periodo di condizioni estreme che in passato ci ha abituato all’occorrenza di incendi che hanno distrutto migliaia di ettari, la superficie unitaria percorsa dal fuoco si è attestata a 7,53 ettari per incendio, un dato inferiore alla media nazionale. Anche in questo caso tale dato è da ricondursi alla tempestività degli interventi di spegnimento e ad una migliore organizzazione.
In condizioni estreme fuochi originati in aree agricole si sono propagati fino a raggiungere le superfici boscate, un fenomeno osservato soprattutto nelle province di Cosenza e Crotone. Il confronto con anni recenti conferma che, pur con oscillazioni, dal 2022 al 2025 le superfici percorse dal fuoco sono rimaste contenute, soprattutto se paragonate al 2021 e al 2017, che restano anni drammatici con superfici enormi distrutte dalle fiamme. Questo dimostra come la semplice lettura delle statistiche sugli incendi, se non messa in relazione con le effettive condizioni di pericolo, non consente di evidenziare appieno gli impatti del potenziamento dei sistemi di prevenzione: dalla gestione del territorio, all’efficienza dei sistemi di previsione, allerta e intervento.
- Dati aggiornati al 31 agosto 2025. ↩︎