Giornata contro la violenza sulle donne: le nostre voci di protesta

Premesso che il nostro lavoro è dedicato alla ricerca e alle attività nel campo della prevenzione e riduzione del rischio, e sebbene anche in quest’ambito si possano toccare con mano i frutti avvelenati della disparità di genere, a livello professionale non è di nostra stretta competenza.

A livello professionale, appunto. A livello umano, però, anche noi siamo parte della società e di questa realtà ancora così inique, e non possiamo restare indifferenti, né tacere, e vogliamo unirci al rumore collettivo che speriamo quest’anno sia più assordante che mai. Vogliamo quindi far sentire la nostra protesta almeno oggi, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Lo facciamo aderendo alla campagna UNITE delle Nazioni Unite, che propone 16 giorni di attivismo e abbiamo chiesto a 16 delle persone che lavorano in Fondazione CIMA, in ambiti di ricerca o amministrativi, di prestarci la loro voce, raccogliendo brevi pensieri, riflessioni e commenti su ciò che è per loro il dramma della violenza sulle donne.

Sperando che facciano riflettere e capire che siamo tutti e tutte coinvolte, in quest’emergenza sistemica e culturale, che può essere combattuta solo con il coinvolgimento di tutta la società, e non dai singoli individui o “enti preposti”.

Francesca Munerol (ambito Pianificazione e Procedure): Tra i pensieri e le azioni, ci sono le parole. Soltanto la poesia, che ognuno di noi ha dentro, ci salverà dall’indifferenza. 

Dal nostro amore voglio l’ascolto 
senza eseguire il giudizio,  
il confronto senza scontro, 
l’affiancamento senza lo sfiancamento,  
che l’accoglienza dei nostri incontri resti un’ospitalità e mai ossessione 

voglio esserti, non voglio averti, voglio impararti, non correggerti, voglio sceglierti, non subirti, 
ho voglia di partecipare alla tua libertà senza intromettermi nei tuoi bivi e non esserci per niente i giorni in cui tu ti vorrai tutta per te 

io non voglio tenerti, voglio sostenerti.

(Gio Evan)

Badredin Jamjama (ambito ICT): La violenza di genere non è solo un’ombra nella nostra società, ma una realtà dolorosa che tocca molte vite. Ogni piccola azione, ogni parola di supporto o di educazione può essere un passo verso un futuro in cui l’uguaglianza e il rispetto non siano solo ideali, ma realtà quotidiana. È tempo di rendere queste piccole azioni una nostra abitudine, un nostro stile di vita, ma soprattutto un nostro principio non negoziabile.

Elena Allara (ambito Supporto Progetti): Non è sufficiente leggere l’ennesima notizia di violenza e rimanerci male. Si deve creare un pensiero nella testa che faccia riflettere su quanto la società attuale debba cambiare mentalità. 

Giorgio Meschi (ambito Incendi Boschivi e Conservazione della Biodiversità Forestale): Nonostante non mi sia mai capitato di vivere in prima persona alcun evento legato alla violenza di genere, il tema è per me di rilevante importanza: mi capita spesso di riflettere quali pensieri spingano il verificarsi di tali violenze, essendo per me estranei. Penso che questa problematica abbia un forte legame all’ambiente familiare in cui si è cresciuti, e che quindi non risenta del concetto di età anche se certi comportamenti nella società di oggi potrebbero spingere ad aumentare o diminuire gli episodi di violenza di genere nelle generazioni future in base alla tipologia di azioni (dirette o indirette) che verranno intraprese oggi. 

Anna Borroni (ambito Ecosistemi Marini): Nonostante non abbia mai vissuto in prima persona atti di violenza di genere, i fatti di cronaca ti fanno sentire, anche inconsciamente, meno sicura e in qualche modo privilegiata. Vedendo il passato, penso che siano stati fatti piccoli passi avanti, ma la strada per sradicare questo problema è ancora molto lunga. E in una società come la nostra, dove si è sempre principalmente puntato sullo sviluppo di una intelligenza cognitiva nella didattica e dove l’assistenza psicologica è ancora spesso considerata un tabù, penso che un grande passo avanti potrebbe essere quello di investire maggiormente sullo sviluppo dell’intelligenza emotiva sin dall’infanzia con percorsi didattici ad hoc e sul rendere il supporto psicologico facilmente accessibile a tutti.

Bruno Colavitto (ambito Valutazione del Rischio e Dati di Danno): Questo 25 novembre è una buona opportunità per riflettere su quali azioni intraprendere contro la violenza di genere come uomini, e sento che una delle sfide più grandi è rompere i silenzi tra amici, colleghi e familiari, e non giustificare situazioni di violenza per quanto minime possano sembrare.

Daria Ottonelli (ambito Valutazione del Rischio e Dati di Danno): Giulia è una donna come me, Giulia è una figlia come me, Giulia è una sorella come me, Giulia è un’amica come me, Giulia è un ingegnera come me… Parlare e scrivere di Giulia fa male, commuove, rende tristi … Giulia la senti estremamente vicina … questa vicinanza che ora è dolore deve indurre ad azioni gentili e parole garbate per aiutare, educare, far conoscere ai nostri figli, amici, compagni, colleghi che non devono misurarsi rispetto a noi donne, amiche, compagne, colleghe, non devono cercare di essere superiori a noi donne, amiche, compagne, colleghe, ma che insieme si arriva più lontano, che nelle relazioni rispettose si cresce e si migliora. 

Francesco Avanzi (ambito Idrologia e Idraulica): La violenza di genere è un atto di violenza contro tutti. Per affrontarla, serve promuovere e riscoprire la cultura della non-violenza, del rispetto e dell’ascolto. 

Giulia Cavallari (ambito Comunicazione): Forse si pensa che essere in carrozzina/stampelle ti eviti seccature; invece, anche così gli uomini generalmente danno il peggio di sé: incrementano gli apprezzamenti non richiesti, invadono il tuo spazio personale, ti toccano senza consenso, ti trattano come tratterebbero i loro animali domestici. 
Vorrei un esame di coscienza da parte loro e anche un occhio di riguardo verso le donne più al margine, come donne disabili, trans, BIPOC, povere… e mi auguro che questo esame di coscienza finisca con una solida presa di responsabilità e si trasformi in azioni volte a cambiare la situazione. Perché fino a ora le donne hanno lottato da sole. 
Da secoli le donne lottano sole. È arrivata l’ora che gli uomini si assumano la responsabilità delle proprie azioni/parole discriminatorie o violente. Solo così ci sarà un cambiamento. 

Fabio Violante (ambito Pianificazione e Procedure): Che futuro potrà vivere mia figlia, se non riusciamo già da adesso a garantire la sicurezza di tutti? “I’ll do my part”.

Eleonora Panizza (dottoranda): La violenza sulle donne non è costituita da singoli episodi isolati, ma da un pericoloso pattern. Prenderne consapevolezza è il primo passo per contrastarlo insieme, uomini e donne. Per cambiare radicalmente la società, occorre iniziare a modificare le dinamiche di genere nei gesti e nelle parole della vita quotidiana. Solo così potremo gettare le basi per un cambiamento sociale più ampio.

Lorenzo Alfieri (ambito Idrologia e Idraulica): La violenza di genere è una violazione dei diritti umani. Dobbiamo educare le nuove generazioni al rispetto e a una vita libera dalla violenza. 

Margherita Andreaggi (ambito Pianificazione e Procedure): Tutti conosciamo una persona cara che ha subito violenza per il solo fatto di essere donna. Per questo credo sia compito di tutti fare qualcosa per interrompere la cultura della disuguaglianza in cui siamo immersi ogni giorno.

Federico Pesce (Amministrazione): Il cambiamento inizia con piccoli gesti. Ogni individuo ha il dovere di assumersi responsabilità, lottando insieme alle donne per un mondo libero dalla violenza e della paura.

Martina Lagasio (ambito Meteorologia e Clima): Ogni scelta quotidiana può contribuire al cambiamento. Investiamo nelle giovani menti, insegnando rispetto, uguaglianza e consapevolezza, affrontando con loro il bias persistente nella percezione della donna.  
E incentiviamo anche l’applicazione delle donne nelle materie STEM, promuovendo un’uguaglianza di opportunità nella ricerca e nella tecnologia.

Andrea Palermo (ambito Comunicazione): Gandhi diceva: “io non voglio vivere in pace, voglio vivere per la pace”, perché dove c’è odio e violenza non c’è pace e non c’è futuro. Impegniamoci ogni giorno affinché le nostre azioni e le nostre parole vivano nella pace e nell’amore vero. 

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