Le nuove mappe di pericolosità alluvionale per l’Europa

Un articolo di recente pubblicazione descrive le nuove mappe di pericolosità per le alluvioni a livello europeo, impiegate per la valutazione del rischio e per la previsione degli impatti che potrebbero derivare dai cambiamenti climatici

Per stabilire strategie efficaci di gestione del rischio alluvionale, un elemento diventato imprescindibile sono le mappe di pericolosità: mappe, cioè, che mostrano cosa accadrebbe per una data alluvione, in una data area, tenendo in considerazione variabili quali l’estensione dell’inondazione e la profondità che l’acqua potrebbe raggiungere. Particolarmente rilevanti sono diventate, soprattutto negli ultimi anni, le mappe a larga scala, continentali o addirittura globali.

Per quanto riguarda l’Europa, un nuovo dataset di mappe è stato appena descritto in un articolo, pubblicato sul Earth System Science Data, che vede tra gli autori Lorenzo Alfieri, ricercatore dell’ambito Idrologia e Idraulica della Fondazione CIMA. Gli abbiamo chiesto di spiegarci alcuni degli elementi essenziali di questo tipo di studi e le novità più rilevanti delle nuove mappe di pericolosità alluvionale.

Centinaia di migliaia di simulazioni

Queste mappe – già nella loro precedente versione – sono il riferimento principale a scala europea per gli studi di simulazione degli impatti delle alluvioni, sia nel clima attuale sia in considerazione dei possibili effetti del cambiamento climatico, permettendo il confronto tra regioni, nazioni e bacini differenti. Rappresentano, in questo senso, uno strumento importante non solo per le strategie di gestione del rischio ma anche per gli studi e lo sviluppo di strategie di adattamento. «I bacini idrografici non rispettano i confini nazionali, e le singole nazioni non hanno interesse a mappare quelle vicine; a livello nazionale, per le mappe di pericolosità sono sufficienti i dati sui fiumi in ingresso», spiega Alfieri.  «Per questa ragione, per analizzare i dati in modo coerente, è necessario uno studio a livello europeo».

«Creare questi dataset richiede di poter automatizzare la procedura di simulazione dei modelli. La prima cosa da considerare, infatti, è che in questo tipo di lavori vengono simulate alluvioni a diversa frequenza: in altre parole, per ciascun tratto di fiume dobbiamo simulare cosa avverrebbe nel caso di un’alluvione che ricorre con frequenza decennale, ventennale, oppure una volta ogni secolo», continua il ricercatore. «Se si pensa che abbiamo analizzato 329.000 chilometri di fiumi europei (l’80% in più rispetto a quelli analizzati nelle mappe precedenti), e 6 diverse frequenze alluvionali, s’intuisce subito che il processo (che simula l’alluvione in ciascuna porzione del bacino fluviale) deve avvenire in modo automatizzato».

Per il loro lavoro, dunque, i ricercatori hanno dovuto ottimizzare il processo che porta alla realizzazione delle mappe – attività che, spiega Alfieri, ha richiesto anche di riuscire a far “dialogare” tra loro due diversi modelli: quello idrologico, che stima le portate dei fiumi, e il modello idraulico, che stima l’estensione dell’inondazione.

Mappe più vaste, più vaste aree di validazione

Uno degli aspetti più rilevanti di quest’ultima pubblicazione è nel fatto che descrive delle mappe nelle quali è aumentato il dominio di simulazione: «Insomma, siamo riusciti a migliorare la procedura in modo che tenga in considerazione un’area più vasta», spiega il ricercatore.

Rispetto alle mappe già disponibili, infatti, le nuove non comprendono solo gli Stati membri dell’Unione europea ma sono state ampliate per tenere in considerazione altre regioni europee: si aggiungono, quindi, i fiumi in ingresso nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero, la Turchia, la Siria e le regioni caucasiche, tutte aree in cui rientrano i Paesi partner dell’UE. Rispetto alle mappe precedenti, l’area considerata è aumentata, in tutto, del 76%.

Il secondo aspetto rilevante di queste nuove mappe è che i ricercatori hanno aumentato anche le aree di validazione, che ora comprendono l’intera Spagna, la Gran Bretagna, l’Ungheria, il bacino del Po e la Norvegia.

«Mappe di questo genere forniscono informazioni preziose sull’impatto che un’alluvione potrebbe avere, contribuiscono a fare una valutazione del rischio tenendo in conto i diversi elementi che lo influenzano e, in più, rappresentano un importante mezzo di comunicazione, perché consentono una valutazione “a colpo d’occhio” dell’alluvione», conclude il ricercatore. «Queste mappe sono inoltre quelle impiegate dallo European Flood Awareness System (EFAS) di Copernicus, che fornisce la panoramica delle inondazioni in corso e previste in UE, e sono usate anche a scopi operativi; per questo è per noi così importante avere a disposizione – e continuare a lavorare allo sviluppo di – mappe sempre più precise e accurate».

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