Rischi intrecciati, comunità resilienti: si conclude il progetto RETURN

Progetto RETURN CIMA

I rischi non rispettano confini, né disciplinari né geografici. Arrivano insieme, si rincorrono, si amplificano a vicenda. Un incendio può aprire la strada all’erosione e al degrado di un versante; una siccità prolungata può trasformarsi in crisi sociale ed economica; un’alluvione può mettere fuori uso infrastrutture essenziali e moltiplicare gli effetti di un singolo evento. 

Per 41 mesi, questa consapevolezza è stata il filo che ha tenuto unita la più ampia comunità scientifica italiana dedicata allo studio integrato dei rischi naturali e antropici. Tutto questo grazie a RETURN – Multi-Risk Science for Resilient Communities, il partenariato esteso PNRR guidato dall’Università Federico II di Napoli, che ha riunito oltre 800 ricercatori.  

Una rete che ha consolidato competenze multidisciplinari, costruito nuove sinergie e lavorato perché la scienza del rischio diventasse sempre più capace di leggere la complessità dei territori. L’evento finale del progetto a Napoli, dal 3 al 5 dicembre 2025, è stato il punto in cui questo percorso si racconta e si consegna al futuro.

Rischi che si intrecciano, territori che cambiano

Il cuore di RETURN è stato l’approccio multi-rischio. Non un semplice affiancamento di studi diversi, ma una prospettiva comune: osservare i pericoli come fenomeni interconnessi e capaci di generare impatti combinati. Significa riconoscere che la sicurezza di una comunità dipende da relazioni complesse tra ambiente, infrastrutture e dimensioni sociali, e che solo una lettura integrata può offrire strumenti efficaci di prevenzione e risposta. 

Acqua: prevedere l’estremo, proteggere i sistemi vitali 

Tra i temi centrali, l’acqua è stata affrontata come indicatore sensibile degli squilibri climatici e territoriali. Fondazione CIMA ha contribuito a sviluppare metodologie e strumenti avanzati per gestire il rischio di alluvioni e siccità, integrando modellazione idrologica ed elementi di early warning. 

L’obiettivo è stato quello di rafforzare la capacità di anticipare gli eventi, valutarne gli impatti e sostenere le decisioni operative e di pianificazione prima che l’estremo diventi emergenza. 

Fuoco e degrado ambientale: conoscere per prevenire 

Il tema degli incendi boschivi ha mostrato con forza il legame tra degrado ambientale e rischio. In RETURN, la nostra Fondazione ha contribuito al miglioramento delle capacità di previsione e prevenzione attraverso modelli predittivi e strumenti operativi. Tra i risultati, l’evoluzione del simulatore PROPAGATOR: un modello stocastico a cellular automata, oggi disponibile come applicazione online e open source per la previsione della propagazione del fuoco. 

L’integrazione di un modulo per gli incendi di chioma e di parametri sulla struttura dei combustibili derivati da rilievi LiDAR con UAV in aree pilota in Liguria e Molise, ha reso le simulazioni più robuste anche in condizioni estreme, rafforzando il supporto alle decisioni nella gestione del rischio incendi. 

Infrastrutture critiche: la resilienza delle connessioni 

Un territorio è resiliente quanto lo sono le sue reti essenziali. RETURN ha lavorato sulle vulnerabilità e sulle interdipendenze delle infrastrutture critiche rispetto a scenari di rischio combinato. 

Fondazione CIMA ha contribuito a questo tema analizzando come i danni possano propagarsi non solo per effetto dell’evento singolo, ma attraverso le connessioni tra sistemi e servizi, con l’obiettivo di aumentare resilienza e continuità operativa di infrastrutture vitali, in un tempo in cui i rischi sono sempre più concatenati. 

Clima: trasformare scenari in scelte 

Il cambiamento climatico è la cornice che modifica frequenza, intensità e distribuzione di molti pericoli. 

La nostra Fondazione ha collaborato allo sviluppo di servizi climatici innovativi basati su indicatori, scenari e modelli utili a supportare decisioni di mitigazione e adattamento. Strumenti pensati per tradurre l’evidenza scientifica in informazioni operative e orientare scelte pubbliche e territoriali. 

Comunità: la dimensione umana del rischio 

La resilienza, però, non vive solo nei modelli fisici. Insieme all’Università di Firenze, Fondazione CIMA ha co-guidato il lavoro dedicato alle dimensioni sociali, economiche, giuridiche e culturali del rischio. 

Qui si inseriscono i risultati legati alla pianificazione di protezione civile: un tool di autovalutazione per le amministrazioni, pensato per riconoscere punti di forza e criticità dei processi partecipativi nei Piani di Protezione Civile, e un approccio per includere nei modelli la dimensione qualitativa dei valori non d’uso del patrimonio territoriale – memoria, identità, relazioni – sperimentato nel caso studio di Livorno. 

Perché ciò che una comunità considera prezioso, influenza profondamente il modo in cui percepisce e affronta il rischio. 

Nel contesto dello Spoke 7 – TS3: Communities’ resilience to risks: social, economic, legal and cultural dimensions e, in particolare, del WP 7.7 – Legal and Ethical Aspects Prospect, Fondazione CIMA ha condotto una ricognizione sui profili di responsabilità e accountability nei diversi contesti nazionali, promuovendo il passaggio dal “diritto della responsabilità per i rischi naturali” alla “prevenzione degli stessi”. 

Sono stati ulteriormente sviluppati strumenti quali la WikiProcessi, dedicata alla catalogazione dei processi di protezione civile, e l’Audit, finalizzato alla mitigazione della responsabilità giuridica degli operatori del Servizio Nazionale di Protezione Civile. 

Il task mirava a rafforzare la consapevolezza della responsabilità giuridica da parte e all’interno degli Operatori del Sistema Nazionale di Protezione Civile, in un’ottica di efficienza ed efficacia del sistema, di buona governance, di certezza e adeguatezza del quadro normativo, nonché di diffusione della cultura di protezione civile. 

Partecipazione e stakeholder: costruire ponti tra scienza e istituzioni 

Un’altra eredità concreta è il percorso di mappatura e coinvolgimento degli stakeholder, coordinato da Fondazione CIMA con EURAC e l’Università di Firenze. 

La costruzione di un database digitale e il dialogo continuativo hanno trovato un passaggio chiave nel World Café del 5 giugno 2025 al Politecnico di Milano, dove 32 partecipanti tra ricerca e istituzioni hanno discusso strumenti e prodotti in sette round tematici. 

I questionari finali mostrano un forte apprezzamento del formato e un dialogo ritenuto realmente utile: il 100% degli stakeholder ha individuato proposte integrabili nel proprio lavoro, confermando il valore delle metodologie partecipative nell’avvicinare ricerca e decisione pubblica sui temi di riduzione del rischio e adattamento. 

Un lascito che continua 

Alla Stazione Marittima di Napoli si chiude il percorso di RETURN, ma non la sua traiettoria. Il progetto lascia metodi, dati e strumenti per affrontare rischi sempre più intrecciati, e una comunità nazionale multidisciplinare già pronta a lavorare insieme tra scienza e istituzioni. È questa rete di saperi e relazioni il risultato più prezioso: la capacità di restare connessi quando i rischi si moltiplicano, per rendere i territori più sicuri e le comunità più resilienti. 

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