Si parte o no? Al via gli aggiornamenti sulla risorsa idrica nivale di Fondazione CIMA

Aggiornamento Neve Fondazione CIMA SWE

Riprende il monitoraggio stagionale di Fondazione CIMA sulla risorsa idrica nivale1 in Italia, in una fase cruciale per l’avvio dell’accumulo invernale. La stagione 2025–2026 si è aperta con segnali incoraggianti alla fine di novembre, quando condizioni termiche e di precipitazione favorevoli avevano permesso le prime nevicate diffuse sulle principali catene montuose. Tuttavia, il quadro è cambiato con l’arrivo di un’intensa fase mite all’inizio di dicembre, che ha inciso in modo significativo sull’accumulo. Mentre sta nevicando al Nord-Ovest, a scala nazionale l’equivalente idrico nivale mostra un deficit pari a -52% (dati aggiornati al 13 dicembre 2025).

Fig. 1. Andamento dell’equivalente idrico nivale in Italia. La linea arancione rappresenta l’equivalente idrico nivale per la stagione in corso, totale su tutto il territorio nazionale. La linea azzurra rappresenta l’equivalente idrico nivale totale per la scorsa stagione, mentre la linea grigia e la banda grigia rappresentano, rispettivamente, la media sul periodo storico e la variabilità̀ interannuale.

Consulta il quadro dello stato della neve sulle montagne italiane anche nella pagina dedicata.

Quando il freddo non basta

Alla base di ogni stagione nivale rimane una dinamica ben nota: l’accumulo dipende dalla concomitanza di temperature inferiori allo zero e precipitazioni abbondanti sotto forma di nevicate. Nel corso di novembre, le temperature sono risultate lievemente inferiori alla media su ampie porzioni delle montagne italiane, creando un contesto favorevole alla neve, in particolare verso la fine del mese. Questo ha permesso una prima crescita del manto nevoso, che però non è stata sostenuta da un’adeguata disponibilità di precipitazioni (specialmente a Nord-Ovest, la casa della risorsa idrica nivale del Po).

Anomalia di temperatura - Fondazione CIMA - Bollettino neve per la risorsa idrica nivale
Fig. 2. Anomalia di temperatura in Italia nel mese di novembre. 
Anomalia di precipitazione - Fondazione CIMA - Bollettino neve per la risorsa idrica nivale
Fig. 3. Anomalia di precipitazione in Italia nel mese di novembre. 

Il limite principale di questa prima fase stagionale è stato infatti rappresentato dalla scarsità delle precipitazioni. Su molte aree del Paese, e in particolare sul Nord-Ovest e sugli Appennini centrali, novembre ha registrato quantitativi sensibilmente inferiori alla norma, con anomalie negative di precipitazione che hanno raggiunto anche il -60% rispetto ai valori medi2. In assenza di apporti significativi, il potenziale offerto dalle basse temperature non si è tradotto al momento in un accumulo duraturo e consistente.

Questa dinamica è ben visibile osservando l’evoluzione dei principali bacini alpini. Nel bacino del Po, l’incremento registrato a novembre è stato seguito da una fase di sostanziale stagnazione nelle prime due settimane di dicembre. Un rallentamento di questo tipo, all’inizio della stagione, rappresenta un elemento critico perché introduce un ritardo che, se non recuperato nei mesi successivi, può riflettersi sull’intero bilancio idrico invernale. Al 13 dicembre, il deficit nel bacino del Po era pari a -48%. Martedì scorso, poi, è arrivata nuova neve, specialmente nel Cuneese – dove si sono raggiunti anche accumuli di neve fresca superiore a 1 m; a gennaio vedremo quale sia stato il loro contributo e, soprattutto, se è riuscita a rimanere accumulata in quota.

Fig. 4. Andamento dell’equivalente idrico nivale nel bacino de Po. La linea arancione rappresenta l’equivalente idrico nivale per la stagione in corso, totale su tutto il territorio nazionale. La linea azzurra rappresenta l’equivalente idrico nivale totale per la scorsa stagione, mentre la linea grigia e la banda grigia rappresentano, rispettivamente, la media sul periodo storico e la variabilità̀ interannuale.

Bacini alpini e distribuzione altimetrica del deficit

Una situazione analoga si osserva nel bacino dell’Adige, dove il deficit raggiunge il -52%. Le condizioni sono comparabili a quelle dello stesso periodo della scorsa stagione, che aveva poi visto un recupero significativo tra gennaio e febbraio. Anche quest’anno, dunque, l’evoluzione dei prossimi mesi sarà determinante per capire se l’accumulo potrà colmare il gap iniziale.

Fig. 5. Andamento dell’equivalente idrico nivale nel bacino dell’Adige. La linea arancione rappresenta l’equivalente idrico nivale per la stagione in corso, totale su tutto il territorio nazionale. La linea azzurra rappresenta l’equivalente idrico nivale totale per la scorsa stagione, mentre la linea grigia e la banda grigia rappresentano, rispettivamente, la media sul periodo storico e la variabilità̀ interannuale.

Dal punto di vista spaziale, il deficit non è distribuito in modo uniforme. Sulle Alpi, le criticità maggiori si concentrano alle quote medio-basse, al di sotto dei 2000 metri, dove l’accumulo risulta particolarmente vulnerabile alle oscillazioni termiche. Alle quote più elevate, sopra i 2500 metri, la situazione è relativamente migliore, pur mantenendo deficit nell’ordine del -25 / -30%. Questo conferma come la quota giochi un ruolo chiave nel determinare la stabilità del manto nevoso.

Anomalia di equivalente idrico nivale lungo le Alpi - Fondazione CIMA - Bollettino neve per la risorsa idrica nivale
Fig. 6. Anomalia dell’equivalente idrico nivale (SWE) rappresentata con un punto ogni 100 metri di quota, a evidenziare la distribuzione altimetrica del deficit lungo il profilo delle Alpi italiane.

Appennini e neve effimera

Negli Appennini, la variabilità è ancora più marcata. Le quote più basse e le frequenti fluttuazioni di temperatura tipiche di questa zona del Paese rendono l’accumulo nivale particolarmente sensibile anche a brevi fasi miti. Nel bacino del Tevere, ad esempio, l’accumulo era risultato sopra media a fine novembre, ma gran parte della neve si è successivamente fusa, portando il deficit attuale al -58%.

Fig. 7. Andamento dell’equivalente idrico nivale nel bacino del Tevere. La linea arancione rappresenta l’equivalente idrico nivale per la stagione in corso, totale su tutto il territorio nazionale. La linea azzurra rappresenta l’equivalente idrico nivale totale per la scorsa stagione, mentre la linea grigia e la banda grigia rappresentano, rispettivamente, la media sul periodo storico e la variabilità̀ interannuale.

È un caso emblematico di neve effimera3, una caratteristica sempre più frequente alle quote medio-basse del Paese. In un’area come gli Appennini, in cui manca l’apporto glaciale, sapere quanta neve è accumulata in montagna durante l’inverno è particolarmente critico. E proprio per monitorare meglio queste dinamiche, da quest’anno abbiamo introdotto anche un indicatore integrato sull’intero arco appenninico, che mostra un deficit complessivo pari a -67%. Un dato che restituisce con chiarezza la fragilità dell’accumulo in queste aree già nelle prime fasi della stagione.

Fig. 8. Andamento integrato dell’equivalente idrico nivale nell’intero arco appenninico. La linea arancione rappresenta l’equivalente idrico nivale per la stagione in corso, totale su tutto il territorio nazionale. La linea azzurra rappresenta l’equivalente idrico nivale totale per la scorsa stagione, mentre la linea grigia e la banda grigia rappresentano, rispettivamente, la media sul periodo storico e la variabilità̀ interannuale.

Uno sguardo alle prossime settimane

Nonostante il quadro attuale (aggiornato al 13 dicembre 2025), siamo ancora nelle fasi iniziali dell’inverno, e l’evoluzione del manto nevoso resta fortemente dinamica (come detto, ha appena nevicato nel Nord-Ovest, per esempio). Le previsioni stagionali confermano per dicembre precipitazioni sopra media nel Nord-Ovest e sotto media sul resto del territorio. Parallelamente, le temperature sono attese marcatamente sopra la media. L’ondata di calore che ha caratterizzato la prima decade di dicembre ha già mostrato gli effetti di queste condizioni, con una fusione intensa soprattutto alle quote medio-basse.

anomalia precipitazione 2025 12 p50
Fig. 9. Previsione dell’anomalia delle precipitazioni totali per dicembre 2025 rispetto alla media climatica (fonte: ItaliaMeteo). 
anomalia temperatura 2025 12 p50
Fig. 10. Previsione dell’anomalia delle temperature medie per dicembre 2025 rispetto alla media climatica (fonte: ItaliaMeteo). 

Nel complesso, novembre ha fornito una prima spinta, ma il caldo e la scarsità di precipitazioni della prima parte di dicembre hanno introdotto un rallentamento significativo. La seconda metà del mese si preannuncia complessa e sarà determinante per capire come andrà veramente la stagione. Il prossimo aggiornamento, previsto a metà gennaio, permetterà di valutare come si sarà chiuso questo primo tratto della stagione invernale.

  1. Lo Snow Water Equivalent (SWE), o equivalente idrico nivale, una misura che rappresenta la quantità di acqua derivabile dalla neve qualora venisse completamente fusa. Scopri come si calcola qui. ↩︎
  2. Quest’anno, accanto all’anomalia dell’equivalente idrico nivale (SWE), verrà talvolta riportata anche l’anomalia percentuale delle precipitazioni. È però importante interpretare questi dati con attenzione: l’anomalia di SWE dipende dall’anomalia di precipitazione, ma anche da quella di temperatura. ↩︎
  3. La neve effimera è un fenomeno tipico delle aree nevose più miti e si verifica quando la combinazione di precipitazioni abbondanti e temperature elevate impedisce alla neve di consolidarsi e persistere al suolo a lungo. Questo comporta una fusione quasi immediata, con implicazioni significative per la gestione delle risorse locali. Questo tipo di neve, che quindi fonde pochi giorni/settimane dopo la sua caduta, è storicamente più frequente nelle aree Appenniniche rispetto alle Alpi. Ma gli scenari futuri, segnati dal cambiamento climatico, suggeriscono un’espansione di queste condizioni anche nell’arco Alpino. Il rapido passaggio da accumuli intensi ma episodici a lunghi periodi di fusione può generare squilibri significativi nei bacini fluviali, influendo negativamente sulla stabilità degli ecosistemi locali e sulla capacità delle comunità di pianificare l’uso delle risorse idriche. Ne avevamo già parlato qui. ↩︎

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